Senza più voltarmi indietro
abbandonerò carcasse vuote e immagini ingannevoli
Senza più voltarmi indietro
lascerò che corpi acefali vaghino nell’ombra
Senza più voltarmi a loro
li colpirò alla spalla per respingerli
Erano come sogni malevoli che s’aggrumano
lungo la coda della notte
involucri antropomorfi senza sostegno etico
privi di suggelli morali
E tentavano di apparire
di condurre quiete esistenze
sporti alla finestra
in amichevoli attitudini, con le mani colme di doni
impastati col fiele e la menzogna.
Timeo Danaos et dona ferentes
Timeo homines animula temptantes
Cur orbitas vacuas habent
L’anima storpiano e dimenticano
Come fosse stata per loro sterile
parvenza, inerte parvenza
Come in un gioco macabro e stolto
Come se lo sguardo non se ne avvedesse
Come se fossero certi
posizionati nel vincastro della loro ignava certezza
Senza più voltarmi indietro
dimenticherò che sono stati quasi uomini
e che da quella condizione decaduti
brancolano rimescolando
la pochezza dell’essere rivoltata
in livree di damasco per tentare di donarle
una dignitosa parvenza
Ma la trama malamente tessuta
e da sempre tagliata da parte a parte
non li copriva, non li copre
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