Raccogli le mie foglie, i segni del passo
e il mio profilo si staglierà
come linea netta sull'orizzonte.
Eterna è la giovinezza dell'essere
l'attitudine d'infanzia, la gloria attesa e fugace,
la spasmodica deriva di danze
approdate alla riva,
e di viluppi nel panno.
Raccogli le mie foglie
come pagine
di vita vergata e già resa
alle spalle,
come solitaria memoria,
come giocoso richiamo.
Non comprendo fino alla vena profonda
che riemerge dalla terra
come nuova sorgente e prezioso corredo
accumulati nel tempo disperso
e fuggiasco,
come ricchezze e parole, cimeli e panoplie.
Non comprendo se non condotto
per mano,
per gioco,
per istinto e consapevolezza,
lungo la riga vergata sul foglio, la linea
secata dall'orizzonte che sfiora il cielo
oggi rabbioso e stridente.
Un acuto verticale.
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